Videosorveglianza privata: che cosa dice la normativa italiana a riguardo?

Videosorveglianza privata: che cosa dice la normativa italiana a riguardo - Sicuritalia

Vivere sereni senza il timore di trovarsi dei malviventi in casa è il desiderio di chiunque. Molte abitazioni, data la loro posizione, possono diventare preda facile dei ladri: per questo motivo è importante che chi ci abita prenda le giuste precauzioni per evitare furti in casa.

Il ladro spesso agisce di notte perché il buio è il suo miglior amico, in quanto gli consente di agire in maniera indisturbata, senza essere né visto né sentito. Per questo motivo diventa indispensabile dotarsi di un impianto integrale di allarme, dotato di un sistema di videosorveglianza.

La normativa italiana è intervenuta anche in materia di videosorveglianza privata, stabilendo alcune regole fondamentali, che se non rispettate possono far incorrere in sanzioni il proprietario dell’abitazione. Nei prossimi paragrafi chiariremo cosa dice la normativa in merito alla videosorveglianza privata e come installare un impianto a norma di legge.

Condominio e videosorveglianza: quali regole rispettare

Un tempo era più frequente vedere ville e abitazioni isolate dotarsi d’impianti di videosorveglianza, oggi invece sono sempre più le persone che, pur vivendo in un condominio, decidono d’installare delle videocamere di sorveglianza e ciò potrebbe dar luogo a diversi problemi, in particolare per quanto riguarda l’aspetto della conservazione dei dati per la privacy.
Per chiarire ogni equivoco, è stato introdotto all’interno del Codice Civile un articolo (1122ter), frutto della riforma del condominio, il quale obbliga coloro che intendono dotarsi di sistemi di videosorveglianza a installare dei cartelli che segnalano la presenza di videocamere; inoltre, la legge vieta esplicitamente di eseguire riprese in aree non comuni.

Per installare un impianto di videosorveglianza è necessario che votino favorevolmente almeno metà dei millesimi, tuttavia ogni singolo condomino può liberamente decidere se dotare la propria abitazione di videocamere, nonostante il voto negativo dell’assemblea. In questo caso non vi è l’obbligo di esporre cartelli e le riprese devono coinvolgere esclusivamente la porta di casa propria e non l’intero pianerottolo.

Quanto tempo rimangono le registrazioni delle telecamere?

Una volta effettuate le registrazioni, queste devono essere conservate per massimo 48 ore, ma per essere visionate deve esserci un’esplicita richiesta di acquisizione immagini di videosorveglianza da persone autorizzate (nel caso più frequente, le Forze dell’Ordine).

Dove è consentito installare le telecamere di videosorveglianza

Secondo la normativa vigente, le telecamere di videosorveglianza devono essere installate in aree di pertinenza propria: ciò significa che non è consentito riprendere aree comuni, come ad esempio cortili, parcheggi o pianerottoli. Per questo motivo, come abbiamo visto anche nel paragrafo precedente, è necessario che le telecamere di videosorveglianza privata riprendano le aree che interessano al proprietario dell’abitazione stessa, come ad esempio la porta di casa oppure finestre.

Videosorveglianza e privacy: quando si rischia di violare la riservatezza

Uno dei rischi maggiori che può correre chi installa un impianto di videosorveglianza privata esterno è di violare la riservatezza altrui. Infatti, installando delle telecamere all’esterno della propria abitazione, la probabilità di riprendere terzi è molto alta; ciò può avvenire, ad esempio, in una casa situata a pianterreno. In un caso del genere diventa pressoché impossibile non riprendere porzioni di suolo pubblico, ma se le videocamere puntano il più possibile il proprio ingresso, non vi è alcuna violazione della privacy. Diversamente, se le videocamere di sorveglianza privata puntano verso l’esterno della propria abitazione, allora il rischio di violare la privacy e d’incorrere in sanzioni diventa reale.

Quando bisogna installare il cartello di videosorveglianza

Come abbiamo visto nei paragrafi precedenti, la presenza d’impianti di videosorveglianza in alcuni casi deve essere opportunamente segnalata attraverso appositi cartelli di area videosorvegliata, i quali vanno affissi prima del raggio di azione del sistema di videosorveglianza e devono contenere specifiche informazioni. Infatti, il Garante della Privacy ha stabilito che i cartelli, oltre a segnalare la presenza di un impianto di videosorveglianza privata, devono specificare chi ha deciso d’installarlo e per quale motivo.
I cartelli devono essere posizionati in un punto ben visibile e possono essere di qualsiasi dimensione.

Quando la videosorveglianza è legittima

Il Garante della Privacy considera legittima l’attività di videosorveglianza quando il titolare dell’impianto rispetta determinati principi. Essi sono:

1) Principio di liceità: gli impianti di videosorveglianza privata devono rispettare secondo quanto stabilito dalla normativa italiana;

2) Principio di proporzionalità: la scelta di un impianto di videosorveglianza privata deve avvenire quando altre misure sono risultate insufficienti per proteggere l’abitazione (come recinti o ringhiere);

3) Principio di finalità: lo scopo perseguito deve essere determinato, esplicito e legittimo. Ciò significa che per installare un impianto di videosorveglianza è necessario avere delle motivazioni reali;

4) Principio di necessità: le riprese che vengono eseguite dalle videocamere devono riguardare solo ciò che è necessario.

GDPR e videosorveglianza: ecco cosa cambia

Nel maggio 2018, l’UE ha approvato il GDPR (General Data Protection Regulation): si tratta di un regolamento all’interno del quale vengono fissati gli obblighi relativi al trattamento dei dati personali, che devono essere rispettati da coloro che possiedono un impianto di videosorveglianza privata. A distanza di quasi due anni (gennaio 2020), il Garante della Privacy ha aggiornato le linee guida emanate in precedenza, apportando alcune modifiche.

In primo luogo, è stato chiarito che per installare un impianto di videosorveglianza privato, non è necessaria l’autorizzazione da parte del Garante e ciò deve avvenire nel pieno rispetto dei principi sopracitati. Poi, sono state introdotte alcune novità circa la cartellonistica da utilizzare, che prende ispirazione dalle linee guida dettate dal Garante Europeo. Infine, è stata fatta chiarezza anche sulla questione relativa alla conservazione delle riprese registrate dalle videocamere: il Garante, infatti, ha dichiarato che queste devono essere necessariamente cancellate dopo pochi giorni; se un privato cittadino o un titolare di attività decide di conservare più del dovuto le registrazioni, dovrà argomentare in maniera esaustiva le motivazioni per cui ha deciso di non cancellarle sino ad un termine massimo di sette giorni.

Come installare un impianto di videosorveglianza a norma di legge

Sicuritalia mette a disposizione della propria clientela tutto ciò che è necessario affinché i nostri sistemi di sicurezza casa e l’impianto di videosorveglianza siano concordi alla normativa italiana attualmente in atto.

Se non siete certi di poter installare l’impianto, o non riuscite a capire se avete paura che le telecamere ledano in qualche modo la privacy altrui, potete contattarci per una rapida consulenza e scegliere la vostra soluzione antifurto su misura in base alle necessità, alle caratteristiche dell’abitazione e alla norma vigente.

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Domande frequenti

Per installare un impianto di videosorveglianza in condominio, è necessario installare dei cartelli che segnalano la presenza di videocamere e ottenere il voto favorevole di almeno metà dei condomini.


Le registrazioni delle telecamere devono essere conservate per un massimo di 48 ore, salvo esplicita richiesta di acquisizione da parte delle autorità competenti.


Le telecamere devono essere installate solo in aree di pertinenza propria, come la porta di casa o le finestre, e non devono riprendere aree comuni come cortili, parcheggi o pianerottoli.