Le Aziende che si trovano, per opportunità di business o necessità, ad operare in territorio estero, sono soggette alla preliminare valutazione dei rischi specifici ai quali i propri dipendenti potrebbero essere esposti onde evitare di incorrere in contenziosi penali e civili.
Spesso, tali Realtà, si concentrano sulla sicurezza dei propri dipendenti considerando le più comuni e principali minacce che in quel Paese potrebbero configurarsi, come ad esempio criminalità (furti, borseggi, rapine, omicidi) e terrorismo (attacchi armati, IED, sequestri di persona) provvedendo, per ragioni di sicurezza, alla predisposizione di una scorta e/o un driver locale al fine di ridurre al minimo i rischi. Notiamo come di frequente vengano invece sottovalutati i rischi sanitari ai quali i trasfertisti risultano esposti soprattutto quando si tratta di trasferte all’interno di Paesi comunemente ritenuti sviluppati e a basso rischio.
Un esempio recente (e che ha avuto poca risonanza a livello mediatico) è legato ai molteplici casi di persone contagiate dal Coxsackie virus lungo le province meridionali della Turchia che affacciano sulla costa del mar Mediterraneo. In località come Alanya, Belek, Kemer e Side sono stati riportati numerosi casi di persone infette dal virus in questione il quale si manifesta tramite rash cutanei sulla mani e sul viso, infiammazione agli occhi e alle mucose orali con aumento della temperatura corporea. Nei casi più gravi invece, si possono manifestare meningite e infiammazione celebrale, con forti emicrania, febbre e fotofobia. La principale via di trasmissione del virus avviene previa consumazione di cibi e bevande infetti ma anche per via aerea.
Per tutelare il proprio Capitale Umano, l’Azienda dovrebbe procedere in via preliminare allo screening dello stato di salute generale dei propri dipendenti predisponendo adeguate indagini specialistiche in caso di anomalie riscontrate. Si rende inoltre indispensabile indicare all’interno delle proprie travel policy non solo le vaccinazioni e le profilassi alle quali sottoporsi in base al Paese di destinazione (sempre previa consultazione medica), ma in prossimità della trasferta l’Azienda deve assicurarsi dell’eventuale diffusione di nuovi virus e patologie che potrebbero colpire il proprio personale. Anche suggerimenti e indicazioni sulla prevenzione risultano utili per la salute del trasfertista: lavare spesso le mani, sciacquare al meglio frutta e verdura, bere esclusivamente acqua in bottiglia e/o preventivamente bollita evitando l’aggiunta di ghiaccio nelle proprie bevande ecc. Inoltre alcuni paesi prevedono delle restrizioni sull’ingresso di determinati medicinali, spesso non consentiti se non accompagnati dalla relativa ricetta medica (debitamente tradotta nella lingua ufficiale del Paese di destinazione), è perciò buona prassi predisporre tale documentazione in via preliminare.
Tali prassi garantirebbero inoltre la compliance al D.Lgs. 81/08 che obbliga il datore di lavoro ad informare (art. 36) e formare (art. 37) i propri dipendenti su tutti i possibili rischi verso i quali possono incorrere durante la trasferta. Essendo tali competenze a carattere fortemente specialistico (e difficilmente reperibili nei comuni contesti aziendali), le best practice internazionali consigliano di affidare la gestione di queste attività a Società specializzate nell’analizzare e valutare gli scenari evolutivi globali ed elaborare, in sinergia con i propri Partner, le corrette strategie di mitigazione di tali rischi.
Photo credit: USA Today